giovedì 19 gennaio 2012

La rivolta contro il total white

A casa mia, quando ero piccola, i colori erano vietati. Non dico ovviamente in tutto, ma nell'arredo decisamente sì. Mio padre faceva il designer e in teoria avrebbe dovuto avere parecchio gusto per il colore, e invece nulla... pareti rigorosamente bianche e mobilia wengè. Se per sbaglio la sedia si accostava al muro macchiandolo, allora mi mettevo d'impegno con mia sorella e mio fratello a cancellare la traccia del misfatto, perché altrimenti erano guai. Mai visto un quadro appeso, vietato qualsiasi poster. Avevamo alcune lampade di Castiglioni perché mio padre aveva lavorato con lui, ed era veramente una tragedia doverle pulire sotto il suo sguardo super severo. Sul terrazzo tendoni immutabili a strisce bianche e verdi con due sdraio intonate, ma questa era l'unica concessione.

Sarà perché eravamo in cinque in cinquanta metri quadrati, e quindi ci voleva una certa neutralità di fondo, sarà perché i mobili erano stati comprati cambiale su cambiale, il fatto è che non abbiamo mai avuto molte possibilità di "interpretare" il nostro spazio. Beh, in effetti non c'era nemmeno lo spazio da interpretare. Così ora guardo con invidia a chi osa decorare, colorare, sperimentare, a chi riesce a fare accostamenti con materiali e tinte senza apparente sforzo: io alla fine mi vesto sempre di nero, mentre la mia casa "da grande", forse per reazione, è un'accozzaglia di colori, che è lontanissima da quel risultato che ho in testa, ma chissà come mai, alla fine mi accontento di com'è fatta una cosa comprata e non la miglioro, perché magari la rovino. 

Ora però mi sono proprio stufata, quindi nel fine settimana ho intenzione di fare qualche cambiamento in casa (non so bene cosa ne penserà Fabio): tanto anche se sbaglio, o se viene una cosa un po' storta, non muore nessuno, no?  

2 commenti:

  1. bhè, la tendina sotto al lavandino della cucina era a quadretti bianchi e rossi.... :)

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  2. forme rigorosamente geometriche....

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