venerdì 30 marzo 2012

Hanami a Milano

La cultura giapponese mi affascina da molto tempo. Nei primi anni di università io e Fabio abbiamo preso qualche lezione e ci siamo messi a leggere libri su libri su questo argomento, siamo andati ad una bellissima mostra su Hokusai (il suo dipinto che preferisco è "La vecchia tigre e la neve", la cui riproduzione è appesa nella nostra camera da letto), abbiamo visitato parecchi musei sull'arte dell'estremo Oriente e ovviamente ci siamo fatti un giro in qualche ristorante. Una delle mie più care amiche è sposata con un ragazzo giapponese, lo svago del venerdì con la mia collega preferita è pranzare al giapponese dietro l'ufficio, un amico che ora non c'è più era stato in Giappone per un anno e mi aveva raccontato tanti aneddoti molto divertenti e curiosi...insomma, quando sento racconti sul Giappone, mi fermo sempre ad ascoltare e mi piacerebbe andarci, prima o poi.
Oggi ho avuto il mio angolo di Giappone a casa, in giardino, e mi sono emozionata.
L' Hanami è la tradizionale usanza di ammirare la fioritura degli alberi e di contemplarne la bellezza. E' una cosa importante, ci sono anche appositi servizi meteo che si occupano di prevedere quando sbocceranno i meravigliosi fiori dei Sakura, i ciliegi, evento che avviene tra la fine di marzo e i primissimi giorni di maggio, a seconda della città. 
Anche a New York, al Brooklyn Botanic Garden, dove ci sono parecchi di questi alberi donati dalla città di Tokyo, molti si dedicano alla contemplazione dello sbocciare dei fiori: ci sono feste, incontri, celebrazioni, e non è solo un'attività per poeti, ma anche un pretesto per farsi un bel pic nic fuori quando arriva finalmente la primavera. Sono rimasta stupita nel vedere tanto interesse (c'è addirittura un video in time laps che mostra la fioritura dei ciliegi al BBG), e ho scoperto che anche a Roma, presso il Lago dell'Eur, lungo la Passeggiata del Giappone, si festeggiano i Sakura donati da Tokyo, evento ben poco pubblicizzato, rispetto a quanto viene fatto sul sito del Brooklyn Botanic Garden! E' un vero peccato...
A Milano non ci sono iniziative di questo tipo, non mi risulta che ci siano piante da osservare, a parte il ciliegio nano che ho comprato poco poeticamente alla Coop quattro anni fa, appena trasferiti, e che ho piantato in giardino. Avevamo pulito per bene la selva di erbacce, che in dieci anni di abbandono avevano preso possesso di tutto lo spazio, e dovevo prendere un po'di terra e semi. Quando ho visto questo alberello, ho deciso di prenderlo come buon auspicio per la nuova casa e per la mia famiglia: è bello pensare ad un albero che cresce forte insieme a noi e ci ripaga delle nostre fatiche con la sua ombra, i suoi fiori e i suoi frutti. Già mi vedevo in un quadretto degno dell'Arcadia, a leggere sotto al mio rigoglioso ciliegio, ma nella realtà, fino ad ora, il mio povero alberello si è solo allungato (i due metri li ha superati), rimanendo sempre un po'pelaticcio e soprattutto senza mai fare un fiore.
Mai uno. Un affronto. E anche un problema di autostima, visto che nel cortile, tra i possessori di giardino, c'è una tacita guerra a chi ha le piante più belle, fiorite, fruttificatrici... ci sono persone che si vantano di raccolti di olive da un solo ulivo, che potrebbero equivalere ad una fornitura di olio per 24 mesi...e io? Il mio ulivo è storto e fa delle olivine piccole come capocchie di spilli, il mio rosmarino è composto da quattro rametti bislunghi e giallini, il lampone farà una quindicina di frutti all'anno. Si salva solo la salvia, che vive nonostante sia abbandonata alla mercè degli eventi atmosferici. 
Forse vive proprio per quello.
Oggi sono uscita in giardino a raccogliere due foglioline di salvia per il petto di pollo e lì, tra il lusco e il brusco, vedo tra i germogli verdi tre fiori bianchi. Tre fiori. Improvvisamente. E io dov'ero mentre accadeva questa meraviglia?
Davo talmente per scontato che quel "pelandrone del ciliegino" (come lo chiama la Isa) non avrebbe fatto nulla, che mi sono persa il momento dello schiudersi. 
Devo tenerlo a mente come insegnamento generale per il futuro: magari rischio di perdermi qualcosa di altrettanto meraviglioso e poetico.

venerdì 23 marzo 2012

Essere altro

Credo che ai più sia sfuggito, ma nel 1999, quando ero matricola all'università e potevo andare agli spettacoli pomeridiani, uscì al cinema Essere John Malkovich, uno dei miei film preferiti in assoluto.
La trama è piuttosto complicata e non sono in grado di riassumervela in poche righe: vi basti sapere che il NY Times all'epoca lo definì un "vaudeville metafisico", espressione che mi ha subito riportato alla mente quella scena di Caro diario di Moretti, in cui al critico cinematografico vengono rinfacciate le sue recensioni più assurde ("cappelli deliranti" per me è diventata l'etichetta con cui classifico film troppo concettuali e poco digeribili).
E' stato il primo film di Spike Jonze e pure l'ultimo che io abbia visto (ho iniziato Il ladro di orchidee due volte, ma non sono mai riuscita a finirlo): conosco questo regista solo per aver diretto parecchi video musicali, tra cui  Praise You di Fatboy Slim, che mi diverte sempre vedere.
Tornando al film, non credo sia stato un gran successo al botteghino, nonostante vantasse, oltre ad una sceneggiatura brillante, un cast non certo formato da sconosciuti, visto che Cameron Diaz nel '99 significava sicuro successo di pubblico: non è un film su personaggi vincenti, ma su persone fallite e molto meschine, spesso imbarazzanti e forse il fatto che la Diaz fosse parecchio sciatta e imbruttita non ha giovato a richiamare i suoi fans.
Io trovo che sia un film molto bello, divertente e angosciante insieme: la scena di culto è quella in cui John Malkovich entra nella sua stessa mente (decisamente leggetevi la trama su Wikipedia) e vi trova un'infinità di persone, uomini e donne, che dicono una sola parola, "Malkovich".
Perchè questa parentesi cinematografica? Perchè da un po' di tempo a questa parte mi capita la sera di desiderare di essere altro.
Non famosa o ricca, non è questo che cerco (anche se un bonifico improvviso fa sempre piacere), mi piacerebbe essere una di quelle persone che si sentono bene nei propri panni, che non hanno sempre e solo dubbi e che si mettono poco in discussione.
Poi non so se mi piacerei davvero, perchè di solito fuggo di fronte a è così. Insomma, qui scatta il problema del non essere mai contenti, che a volte serve per migliorarsi, ma altre volte ti affossa in un pantano di non sono all'altezza, perchè non sono così, perchè sono troppo cosà...
Vorrei essere altro, ma alla fine non so nemmeno io cosa, perchè non ho molta fiducia nel genere umano. In questo momento l'unico essere felice in assoluto, nonostante l'addio ai testicoli, mi sembra il mio gatto Ozzy...quasi quasi faccio un remake del film: Being Ozzy the Cat

venerdì 16 marzo 2012

Schizofrenia da dieta

Finalmente negli ultimi giorni ho messo via il cappotto e ho tirato fuori la mia giacca da mezza stagione. Con le belle giornate sono riuscita a dedicarmi un po' al giardino, ho seminato un po'di fiori ed erbe aromatiche, ho riempito di violette alcuni vasi sul balcone. Porto la Isa al parco dopo l'asilo e ci rimaniamo finchè il sole non si nasconde dietro alle case, quando torna il momento di rimettere la giacca, con qualche brividino lungo la schiena.
Sembra vada tutto bene, no? E invece ci pensa la pubblicità a ricordarmi che non va tutto bene, no, no, no.
Inutile che ti crogioli nella tua pace marzolina, tu, madre consumatrice trentenne. Guardati bene, consumatrice: hai la pelle spenta dopo il lungo inverno, i tuoi abiti sono già vecchi e demodé e soprattutto, sei grassa.
Non importa quanto pesi realmente, sei grassa e hai la cellulite. Anzi, secondo una nota marca di creme dedicate, la cellulite è una malattia. Se lo fosse veramente, la maggior parte delle donne in età fertile sarebbero a casa col certificato del medico e la borsa del ghiaccio sulla testa.
E' cominciato il bombardamento mediatico: su tv e giornali l'imperativo categorico è "tornare in forma".
Per scelta, evito di comprare i cosiddetti "femminili", anche se poi magari li scrocco dalle amiche, e soprattutto guardo pochissima televisione, fatta eccezione per i diabolici canali per bambini, che stanno ottundendo la giovane mente di mia figlia, e qualche telegiornale. Eppure il messaggio si insinua: bastano le copertine appese davanti all'edicola, o la pubblicità fugace all'ora di cena, ed ecco un fiorire di glutei marmorei, addominali scolpiti, seni eretti, il tutto confezionato in abitini taglia zero- dodici, preclusi ad una donna di tipo mediterraneo.
Quando ero magra, ero troppo cretina per rendermene conto, ora invece che le striminzite ginocchiette si lagnano a gran voce appena faccio una corsetta per prendere l'autobus, mi rendo conto che magari qualche chiletto in meno fa bene non tanto all'estetica, quanto al generale benessere.
Nei giorni scorsi ho così preso la situazione in pugno e mi sono fatta degli auto agguati per evitare le abbuffate delle 18 (a pranzo mangio poco, di pomeriggio divento un'aspirapolvere): cosa stai facendo? Stai forse mangiando un cioccolatino? Forza, fila a berti un bicchiere d'acqua. Forza, sulla bilancia, vediamo di buttare già tutta questa pancia!
In pratica mi è venuto un attacco di schizofrenia e una parte di me è diventata tipo il sergente Hartman di Full Metal Jacket.
Non che voglia diventare la silfide della pubblicità dei cereali, che ti chiede se si pronta per la prova costume: voglio solo migliorare la qualità del cibo che mangio, evitando i pasticci inutili, e soprattutto non ansimare appena vado a passo svelto. Non voglio più che le mie articolazioni facciano scricchetescrock appena le fletto.
Per quanto riguarda lo sport, mi spiace ma per la corsa proprio non sono tagliata: corro già tutto il giorno, ci manca solo che lo faccia anche nel tempo libero. Non nuoto perchè odio le piscine (sono snob: io nuoto solo nel mare...posso fare uno sforzo con laghi e fiumi) e non sopporto le palestre.
L'unica cosa che faccio con piacere e soddisfazione è fare camminate sfiancanti fissando parametri massacranti: tipo tornare a casa dal lavoro (7km) in 90 minuti. E quando lo faccio sto bene, perchè intanto mi guardo la città perchè non ho altro da fare, togliendo le cuffiette per sentire meglio che dice la gente (solitamente bestemmia perchè c'è traffico).
Visto che mi piace cercare applicazioni inutili, ho guardato sull'app store se qualche nerd (esclusi i familiari più stretti ovviamente, tipo mio fratello) ha inventato qualcosa che facesse al caso mio e ovviamente c'è. Nulla di trascendentale, si tratta semplicemente di un diario alimentare gratuito (ma esiste anche nella versione a pagamento) in cui inserire, oltre agli alimenti consumati,  anche l'attività fisica svolta, il controllo giornaliero del peso e il consumo d'acqua. Ci sono dei cibi da selezionare, di cui sono riportate le calorie, e c'è anche la possibilità di utilizzare il telefono come scanner per i codici a barre, in modo da acquisire nuove informazioni e ampliare la banca dati. Non credo funzioni fuori dagli Stati Uniti, però chiunque può aggiungere ciò che gli pare manualmente.
Non so quanto siano corretti questi dati, ma non è importante per me il numero di calorie assunte, non mi interessa, perchè sono amante della buona cucina e mi rovinerei il pasto.
Fare l'elenco delle nefandezze che mangiamo, invece, è il sistema migliore per migliorare un po' la qualità di ciò che ingurgitiamo, perchè quando vai a cercare nell'elenco il Bounty o cose del genere, un po' ti senti una schifezza. E ritorniamo sempre al momento di schizofrenia, perchè se aggiungo un alimento inutile nella mia app, il sergente Hartman che c'è in me mi tira un coppino di quelli ben assestati.
Alla fine siamo noi i nostri migliori controllori , basta sapersi vedere "da fuori", e questo vale un po'in tutti gli aspetti della vita.
Quando mi vedo mangiare la pizza alla diavola, non mi sembro così male.

mercoledì 7 marzo 2012

Mimose e cactus

8 marzo: come ogni anno c'è chi dice che è una ricorrenza ormai priva di significato, buona solo per i venditori di fiori che si materializzano ai semafori delle strade; altri dicono che invece è una giornata importante, da rivendicare con orgoglio. Se vi interessa, vi dico la mia, ma non vi aspettate chissà quale profonda analisi, perchè non sono nè un'attivista particolarmente preparata, nè una filosofa. Sono semplicemente io e sono la mamma di una bambina, di un'altra donna, alla quale domani dovrò probabilmente dare delle spiegazioni su come girano le cose.
Riguardo alla mera ricorrenza, non penso che l' 8 marzo sia una festa dove si deve andare a vedere lo strip per sentirsi finalmente emancipate: è la giornata internazionale della donna, cosa ben diversa dalla festa... non so, mi suona un po' riduttivo...come se si andasse alla festa della zucca o a quella della melanzana ripiena...  ogni 8 marzo mi vado a leggere ogni anno da brava secchiona articoli e statistiche sull'argomento e non voglio la mimosa , anche se apprezzo quella portata da mia mamma, che tutti gli anni ci tiene a regalare un rametto a tutte le donne, grandi o piccole, della famiglia. 
Mia mamma è del '39, non è decisamente una sessantottina nel senso più stringente del termine, visto che nel '68 già lavorava da 17 anni (no, non ho sbagliato a fare i conti), aveva una bambina piccola e non scioperava perchè altrimenti la famiglia tutta avrebbe patito la mancata paga di quel giorno.
Ha sempre avuto un senso della famiglia invidiabile e, nonostante i molti motivi a suo favore, non ha pensato di divorziare quando la legge le ha dato questa possibilità, perchè era figlia della guerra e della mancanza di un padre. A suo modo la ritengo una donna illuminata, perchè mi ha sempre incoraggiata a vedere la vita in maniera responsabile, ad assecondare le mie passioni anche quando le capiva poco, e mi ha insegnato che le donne hanno bisogno di lavorare, devono farlo, perchè altrimenti vengono escluse dalla società e, se non in condizioni economiche agiate, rimangono "indietro". Mia mamma, così energica e solare fuori casa, si è scontrata con la visione coniugale di mio padre molto, molto patriarcale, quindi noi tutti in famiglia abbiamo imparato com'è la vita quando un uomo si sente superiore ad una donna, soprattutto quando questa non ha gli strumenti (economici e culturali) per tenergli testa. In una situazione di questo tipo la paura e il senso di conservazione rende anche la migliore delle donne ben poco razionale e la spinge a fare scelte per sé e per i suoi figli parecchio discutibili. Prima ero spesso arrabbiata con mia mamma, poi sono diventata mamma anch'io e non so se è per questo, ma sono riuscita a perdonare alcune sue scelte che mi hanno fatto soffrire. Magari mi sono solo rammollita.
Nella mia esperienza personale ho constatato come gli uomini riescano ad accedere a posizioni lavorative più elevate, anche se con titoli inferiori rispetto ai miei o a quelle di amiche ben più preparate di me; il fatto di essermi sposata "giovane" (ai tempi di mia mamma a 26 anni eri già una vecchia zitella) e di avere una figlia, oltre al fatto di non avere mammina o papino baroni, mi ha precluso nei fatti la possibilità di continuare un percorso che mi appassionava. Molto banalmente, l'idraulico o l'amministratore del condominio preferiscono parlare con mio marito piuttosto che con me, anche se magari sono io quella che ha presente la situazione.
Ci sono altre banalità quotidiane. Tipo che la giornata lavorativa di una donna non si conclude timbrando il cartellino, ma prosegue al supermercato, dietro la scopa elettrica, in cucina e chi più ne ha e più ne metta. Però qui mi fermo, altrimenti rischio di farmi dare della piagnona. Non sia mai. Non bisogna lamentarsi, testa bassa e via nella mischia, altrimenti passi per la lamentosa che si dimentica che pure gli uomini però...
La cosa che in realtà mi preme, soprattutto per la piccola donnina di domani, è che capisca che ci sono cose che non devono essere accettate supinamente, cose alle quali non bisogna sottomettersi. Io spero che nel suo domani non dovrà trovarsi a scegliere tra il suo lavoro e la sua famiglia, potrà accedere alla professione che più le piace, senza che le sia preclusa a priori, e che il suo tempo avrà pari dignità di quello di un uomo. Ecco, per la sua quotidianità più spicciola, ciò su cui forse abbiamo più potere di intervenire, le auguro di avere tutto il tempo che vuole, senza sentirsi in dovere di occuparsi esclusivamente di tutta una serie di questioni ritenute prettamente femminili. E poi spero che nel frattempo ci sia un bel cambio di metalità, a partire proprio dalle bambine, che non devono più essere bombardate da un certo tipo di messaggi, spero che si ritorni al gioco senza gender, come si sperimentava tra gli anni 70 e i primi anni 80  negli asili italiani, anche  se la pubblicità della Lego vista questa mattina, con la serie dedicata alle femminucce, mi ha fatto fare fosche previsioni sul futuro (deprimente...mi è caduto un mito...pure la Lego, no!).
Da ultimo, tema troppo grave e delicato per essere discusso qui, spero che mai la mia piccola donnina si debba imbattere in un uomo che crede ancora che la femmina sia proprietà morale e fisica del maschio, con tutte le conseguenze, a volte tragiche, che giornali e tv ogni giorno raccontano. Spero di insegnarle qualcosa di buono e che non si debba trovare a pensare un giorno che forse sarebbe stato meglio nascere uomo.
A volte penso che la mimosa sia un fiore non adatto a rappresentare la donna: la mimosa delicata, morbida e profumata, che dopo un giorno è sfiorita e rinsecchita. Per me la donna è come un cactus perchè resiste alle avversità, ha una bella scorza dura, e alla fine sai che vive anche se ti dimentichi di innaffiarlo, se lo lasci al sole o in mezzo al vento; ma se lo curi male, allora lentamente appassisce dentro, senza mostrarlo a nessuno, fino a morire.
So che molte delle cose che ho detto possono vincere il primo premio alla fiera della banalità, ma in questi casi la retorica mi fa lo sgambetto.
Per chiudere, consiglio una lettura, Ancora dalla parte delle bambine, di Loredana Lipperini : anche se non avete figlie femmine, non è tempo sprecato. 

giovedì 1 marzo 2012

Playlist in dialetto

Domenica 11 ci sarà presso il Circolo Magnolia un concerto con canzoni in dialetto Milanese e non mi dispiacerebbe andarci.
Sono parecchio demodé, quindi l'unico concerto a cui ho assistito con un repertorio di questo tipo, è stato al Teatro di Figino: io decisamente preferisco le locations più ruspanti.
Ultimamente a casa ci siamo molto appassionati al genere: Fabio scova il brano, lo studia, io sorveglio la traduzione in italiano corrente per dare il giusto pathos all'interpretazione e poi iniziamo a sentire il pezzo, suonarlo e cantarlo, finchè proprio non ci stufiamo.
Nella personalissima playlist di nostra figlia quindi, sono entrate alcune canzoni di Jannacci, Gaber, i Gufi e Ivan della Mea, come Ho visto un re, che è una delle sue preferite, La torpedo blu, La luna è una lampadina, L'Armando, che sa a memoria,  El me gatt e La Balilla.
Un po'mi sento in colpa nei suoi confronti, perchè non conosce come le sue amichette cinquenni le ultime hit della radio  e quindi risponde alla canzone di Michel Telò, che sta andando per la maggiore in questo periodo tra le suddette, con un Ry Cooder d'annata, che le ricorda tanto le vacanze con mamma e papà e quindi la fa stare bene.
il nostro salotto canterino
Poi è rimasta molto colpita dalla performance tutta casalinga che ci hanno regalato Ariberto e la sua band a capodanno, dove ha fatto da corista a Laura che cantava Honolulu Baby, pezzo non proprio recentissimo, direi, ma chi se ne importa, a noi piace ed era arrangiato benissimo.
Inoltre ha capito che esiste uno strumento musicale alla sua portata, il kazoo, e quindi da allora ogni tanto ci allieta con una canzone tutta pernacchiata.
La Isa è abituata alla musica dal vivo, visto che viene ai concerti di Fabio da quando aveva sei mesi (speriamo che nessun assistente sociale legga questa cosa!), e si addormenta senza problemi senza dare segni di fastidio, più o meno quando suo papà inizia a suonare: ovvio che voglia fare anche lei musica live!
Non è che teniamo nostra figlia nell'arretratezza musicale, sia chiaro, conosce anche qualche cantautore ben più recente e le piace ad esempio Monetine di Silvestri... è che proprio noi non ce la facciamo a sentire certe canzoni. Forse siamo snob.
Snob illuminati però, dal momento che cantiamo tutti insieme la sigla dei My little Pony o delle Banane in pigiama... ma con un titolo così, è ovvio che partecipiamo volentieri.
Probabilmente io e Fabio ci stiamo ribellando a quelle cose che spesso dicono le mamme ai figli adolescenti un po'solitari, tipo "ma perchè non ascolti la muscia che piace a tutti e non vai a divertirti come fa il figlio della mia amica....", quindi diciamo alla Isa che se una cosa le piace e agli altri no, non è che deve per forza cambiare gusti per farsi accettare, lezione foriera di grandi tristezze e solitudini purtroppo.
Comunque si sa come vanno a finire con queste cose: il grosso problema si presenterà tra qualche anno, quando si metterà ad ascoltare ad alto volume qualche hit estiva cretina, stufa di tutta quella roba da vecchi che ascoltiamo noi genitori fissati e noi ci pentiremo un sacco di non aver lasciato la radio fissa su 105.