Proust nella sua Recherche du temps perdu si calava nei propri ricordi grazie al sapore evocativo di una madeleine, io invece guardando il cartone animato Mio Mao su Rai Yoyo. Non è un caso che lui sia uno scrittore capitale della storia della letteratura e io una segretaria che scrive il suo blog.
A parte questo ardito parallelo, ho scoperto che stanno ritrasmettendo questo cartone animato, che in casa mia era uno dei pochi ad essere bene accetto, oltre a La stella della Senna e Lady Oscar, che avevano agli occhi dei miei genitori una qualche pretesa storica, ed essendo ambientati in Francia, di certo non potevano essere frutto di quelle menti contorte e violente dei disegnatori giapponesi. A mio fratello era andata male perché mio padre pensava che i cartoni a tema robottoni lo avrebbero reso un demente violento e quindi erano tema di "accese" discussioni. Discussioni...monologhi! Mia mamma mi canticchiava l'ipnotica sigletta Mio Mao/ Mio Mao/ lalla la la là, e probabilmente avrò visto qualche episodio quando ero molto molto piccola. Quando oggi la Isa mi ha fatto vedere il cartone, ho avuto la classica stretta al petto che mi viene quando ricordo qualcosa di remoto, che perde i contorni e si fa indefinito, una sensazione. E mi fa ancora più effetto sentire la sigla canticchiata ora da mia figlia. Ho letto in Ancora dalla parte delle bambine di Loredana Lipperini che il fatto di riproporre ai trentenni in età fertile prodotti di consumo commercializzati durante la propria infanzia, rientra in una strategia di marketing molto collaudata, perché da genitori saranno più propensi ad acquistare proprio quei prodotti per i propri figli: mi sembra un'osservazione azzeccata, vista l'infinità di puttanate che trovo in edicola e pensavo estinte dai tempi della quinta elementare.
Mio Mao è una serie andata in onda a partire dal 1970 e racconta le avventure della gatta Mio e del gatto Mao (casualmente rosso), realizzati in plastilina e animati grazie alla tecnica dello stop motion, di cui ho parlato già in un post precedente. Le storie sono molto semplici, la lingua utilizzata è un miscuglio di parole delle principali lingue europee, una specie di Esperanto, caratteristica anche di un altro cartone per bambini realizzato con la medesima tecnica, Pingu. Nulla di trascendentale comunque, visto che ormai siamo abituati a ben altro, con cartoni animati che insegnano l'inglese, che insegnano l'arte, che invitano i bambini a fare sport.
Ma io sono una classica madre trentenne facile preda dell'esperto di marketing e quindi, dopo aver cantato la sigletta in coro con la Isa, dopo essermi sorbita svariate puntate su Youtube, ripetendo con voce carica di nostalgia che anch'io da bambina guardavo proprio quel cartone, ho subito scaricato l'app per IPhone pubblicizzata su un banner. Se siete genitori o zii nostalgici, inconsapevoli prede anche voi, dateci un'occhiata e ditemi se vi fa venire in mente qualcosa.
A me capita ancora di più con certi videogame alla fone degli Anni 80: oggi ci si può giocare gratis col telefonino grazie agli emulatori, all'epoca erano veri e propri sogni. Mettevamo le 50 lire sui binari del tram: questo le schiacciava, allargandone la circonferenza. A quel punto, se eri fortunato, il videogioco del bar scambiava la moneta da 50 per una da 500 e ti eri assicurato due partite a Cabal...
RispondiEliminaBuongiorno superterè!
RispondiEliminaLo confesso; sono stato preda anch'io del marketing per (parlo della mia generazione di dementi) quarantenni. All'ultima edizione del Lucca Comincs mi sono comprato Matley! L'ho messo sul comodino e alla sera, prima di spegnere la luce, gli lancio un sorriso d'intesa dedidato all'empatia passata, presente e forse futura.
... io adoro MIO e MAO, ogni tanto mi ritrovo a canticchiare la sigla, ho cercato di farla imparare anche a Chiara, ovviamente dando vita ai due simpatici gattini :-)
RispondiEliminaChe veleggi nell'aria un po' di nostalgia "canaglia"?