8 marzo: come ogni anno c'è chi dice che è una ricorrenza ormai priva di significato, buona solo per i venditori di fiori che si materializzano ai semafori delle strade; altri dicono che invece è una giornata importante, da rivendicare con orgoglio. Se vi interessa, vi dico la mia, ma non vi aspettate chissà quale profonda analisi, perchè non sono nè un'attivista particolarmente preparata, nè una filosofa. Sono semplicemente io e sono la mamma di una bambina, di un'altra donna, alla quale domani dovrò probabilmente dare delle spiegazioni su come girano le cose.
Riguardo alla mera ricorrenza, non penso che l' 8 marzo sia una festa dove si deve andare a vedere lo strip per sentirsi finalmente emancipate: è la giornata internazionale della donna, cosa ben diversa dalla festa... non so, mi suona un po' riduttivo...come se si andasse alla festa della zucca o a quella della melanzana ripiena... ogni 8 marzo mi vado a leggere ogni anno da brava secchiona articoli e statistiche sull'argomento e non voglio la mimosa , anche se apprezzo quella portata da mia mamma, che tutti gli anni ci tiene a regalare un rametto a tutte le donne, grandi o piccole, della famiglia.
Mia mamma è del '39, non è decisamente una sessantottina nel senso più stringente del termine, visto che nel '68 già lavorava da 17 anni (no, non ho sbagliato a fare i conti), aveva una bambina piccola e non scioperava perchè altrimenti la famiglia tutta avrebbe patito la mancata paga di quel giorno.
Ha sempre avuto un senso della famiglia invidiabile e, nonostante i molti motivi a suo favore, non ha pensato di divorziare quando la legge le ha dato questa possibilità, perchè era figlia della guerra e della mancanza di un padre. A suo modo la ritengo una donna illuminata, perchè mi ha sempre incoraggiata a vedere la vita in maniera responsabile, ad assecondare le mie passioni anche quando le capiva poco, e mi ha insegnato che le donne hanno bisogno di lavorare, devono farlo, perchè altrimenti vengono escluse dalla società e, se non in condizioni economiche agiate, rimangono "indietro". Mia mamma, così energica e solare fuori casa, si è scontrata con la visione coniugale di mio padre molto, molto patriarcale, quindi noi tutti in famiglia abbiamo imparato com'è la vita quando un uomo si sente superiore ad una donna, soprattutto quando questa non ha gli strumenti (economici e culturali) per tenergli testa. In una situazione di questo tipo la paura e il senso di conservazione rende anche la migliore delle donne ben poco razionale e la spinge a fare scelte per sé e per i suoi figli parecchio discutibili. Prima ero spesso arrabbiata con mia mamma, poi sono diventata mamma anch'io e non so se è per questo, ma sono riuscita a perdonare alcune sue scelte che mi hanno fatto soffrire. Magari mi sono solo rammollita.
Nella mia esperienza personale ho constatato come gli uomini riescano ad accedere a posizioni lavorative più elevate, anche se con titoli inferiori rispetto ai miei o a quelle di amiche ben più preparate di me; il fatto di essermi sposata "giovane" (ai tempi di mia mamma a 26 anni eri già una vecchia zitella) e di avere una figlia, oltre al fatto di non avere mammina o papino baroni, mi ha precluso nei fatti la possibilità di continuare un percorso che mi appassionava. Molto banalmente, l'idraulico o l'amministratore del condominio preferiscono parlare con mio marito piuttosto che con me, anche se magari sono io quella che ha presente la situazione.
Mia mamma è del '39, non è decisamente una sessantottina nel senso più stringente del termine, visto che nel '68 già lavorava da 17 anni (no, non ho sbagliato a fare i conti), aveva una bambina piccola e non scioperava perchè altrimenti la famiglia tutta avrebbe patito la mancata paga di quel giorno.
Ha sempre avuto un senso della famiglia invidiabile e, nonostante i molti motivi a suo favore, non ha pensato di divorziare quando la legge le ha dato questa possibilità, perchè era figlia della guerra e della mancanza di un padre. A suo modo la ritengo una donna illuminata, perchè mi ha sempre incoraggiata a vedere la vita in maniera responsabile, ad assecondare le mie passioni anche quando le capiva poco, e mi ha insegnato che le donne hanno bisogno di lavorare, devono farlo, perchè altrimenti vengono escluse dalla società e, se non in condizioni economiche agiate, rimangono "indietro". Mia mamma, così energica e solare fuori casa, si è scontrata con la visione coniugale di mio padre molto, molto patriarcale, quindi noi tutti in famiglia abbiamo imparato com'è la vita quando un uomo si sente superiore ad una donna, soprattutto quando questa non ha gli strumenti (economici e culturali) per tenergli testa. In una situazione di questo tipo la paura e il senso di conservazione rende anche la migliore delle donne ben poco razionale e la spinge a fare scelte per sé e per i suoi figli parecchio discutibili. Prima ero spesso arrabbiata con mia mamma, poi sono diventata mamma anch'io e non so se è per questo, ma sono riuscita a perdonare alcune sue scelte che mi hanno fatto soffrire. Magari mi sono solo rammollita.
Nella mia esperienza personale ho constatato come gli uomini riescano ad accedere a posizioni lavorative più elevate, anche se con titoli inferiori rispetto ai miei o a quelle di amiche ben più preparate di me; il fatto di essermi sposata "giovane" (ai tempi di mia mamma a 26 anni eri già una vecchia zitella) e di avere una figlia, oltre al fatto di non avere mammina o papino baroni, mi ha precluso nei fatti la possibilità di continuare un percorso che mi appassionava. Molto banalmente, l'idraulico o l'amministratore del condominio preferiscono parlare con mio marito piuttosto che con me, anche se magari sono io quella che ha presente la situazione.
Ci sono altre banalità quotidiane. Tipo che la giornata lavorativa di una donna non si conclude timbrando il cartellino, ma prosegue al supermercato, dietro la scopa elettrica, in cucina e chi più ne ha e più ne metta. Però qui mi fermo, altrimenti rischio di farmi dare della piagnona. Non sia mai. Non bisogna lamentarsi, testa bassa e via nella mischia, altrimenti passi per la lamentosa che si dimentica che pure gli uomini però...
La cosa che in realtà mi preme, soprattutto per la piccola donnina di domani, è che capisca che ci sono cose che non devono essere accettate supinamente, cose alle quali non bisogna sottomettersi. Io spero che nel suo domani non dovrà trovarsi a scegliere tra il suo lavoro e la sua famiglia, potrà accedere alla professione che più le piace, senza che le sia preclusa a priori, e che il suo tempo avrà pari dignità di quello di un uomo. Ecco, per la sua quotidianità più spicciola, ciò su cui forse abbiamo più potere di intervenire, le auguro di avere tutto il tempo che vuole, senza sentirsi in dovere di occuparsi esclusivamente di tutta una serie di questioni ritenute prettamente femminili. E poi spero che nel frattempo ci sia un bel cambio di metalità, a partire proprio dalle bambine, che non devono più essere bombardate da un certo tipo di messaggi, spero che si ritorni al gioco senza gender, come si sperimentava tra gli anni 70 e i primi anni 80 negli asili italiani, anche se la pubblicità della Lego vista questa mattina, con la serie dedicata alle femminucce, mi ha fatto fare fosche previsioni sul futuro (deprimente...mi è caduto un mito...pure la Lego, no!).
Da ultimo, tema troppo grave e delicato per essere discusso qui, spero che mai la mia piccola donnina si debba imbattere in un uomo che crede ancora che la femmina sia proprietà morale e fisica del maschio, con tutte le conseguenze, a volte tragiche, che giornali e tv ogni giorno raccontano. Spero di insegnarle qualcosa di buono e che non si debba trovare a pensare un giorno che forse sarebbe stato meglio nascere uomo.
A volte penso che la mimosa sia un fiore non adatto a rappresentare la donna: la mimosa delicata, morbida e profumata, che dopo un giorno è sfiorita e rinsecchita. Per me la donna è come un cactus perchè resiste alle avversità, ha una bella scorza dura, e alla fine sai che vive anche se ti dimentichi di innaffiarlo, se lo lasci al sole o in mezzo al vento; ma se lo curi male, allora lentamente appassisce dentro, senza mostrarlo a nessuno, fino a morire.
So che molte delle cose che ho detto possono vincere il primo premio alla fiera della banalità, ma in questi casi la retorica mi fa lo sgambetto.
So che molte delle cose che ho detto possono vincere il primo premio alla fiera della banalità, ma in questi casi la retorica mi fa lo sgambetto.
Per chiudere, consiglio una lettura, Ancora dalla parte delle bambine, di Loredana Lipperini : anche se non avete figlie femmine, non è tempo sprecato.
Per me la donna è come un cactus perchè resiste alle avversità, ha una bella scorza dura, e alla fine sai che vive anche se ti dimentichi di innaffiarlo, se lo lasci al sole o in mezzo al vento; ma se lo curi male, allora lentamente appassisce dentro, senza mostrarlo a nessuno, fino a morire.
RispondiEliminalovva!!!
Poi se pensi che il cactus si chiama anche"pianta grassa....capisci che mi ci ritrovo... ti lovvo troppo Anna :)
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