martedì 3 luglio 2012

Canta che ti passa, Tere!


Ogni giorno, appena l'ascensore si apre sul piano dell'ufficio che occupo da un mese a questa parte, cerco un buon motivo per non pigiare il tasto 0, correre alla filovia e ritornare a casa.
Ovviamente il primo motivo per cui non fuggo, è che bisogna tenersi stretto il lavoro, che di questi tempi, si sa, scarseggia.
Lo stipendio non è un buon motivo: direi che è più che altro simbolico, ma non lamentiamoci, perché si sa pure questo, non è così scontato.
Già perché parrebbe che il lavoro non è un diritto, si deve guadagnare con i sacrifici...ma qui potrei sbagliare, perché magari le parole sono state male interpretate...insomma, si sa...lost in translation...e chissà mai che il ministro che le ha pronunciate non sia stato frainteso... sempre a pensare male.
Ok, non ci si può mai lamentare quando si parla di questo tema, pare. Anche perché poi si scatena la guerra tra poveri, tra chi ha più diritti assicurati da un contratto e chi ne ha meno...senza contare chi non ne ha proprio o chi il lavoro non ce l'ha.
Allora va bene, lascio perdere, lascio stare ogni mattina, anche se mi verrebbe voglia di fare un bel comizione con le bandiere. Anche se mi verrebbe da dire, a chi rende più difficili le cose, solo per dare dignità a quello che fa ogni giorno, che magari è ora di guardare anche oltre e capire che finché si è presi completamente da se stessi, non si può capire cosa sia il mondo là fuori.
Un bel respiro profondo, e via, si comincia, ché tanto poi il segreto è limitare al minimo i rapporti interpersonali, così eviti pettegolezzi, scorrettezze, rotture, un po'come quando metti la testa nello zaino, fingendo di cercare qualcosa, così il prof si dimentica magicamente di te e non ti interroga. Peccato che poi ti chiama regolarmente.
Oggi la giornata è stata particolarmente impegnativa. Non tanto per i compiti da svolgere, visto che non "tiro la lima" in fabbrica, né me ne sto sotto al sole a scavare con una ruspa, tanto meno faccio operazioni a cuore aperto o complicati calcoli astrofisici per salvare la terra dal prossimo impatto con un asteroide.
Il lavoro è impegnativo quando è noioso come la morte e schiaccia qualsiasi guizzo di personalità.
L'essere umano, quando si rende conto di essere in catene mentali o fisiche, trova sempre una via d'uscita per non abbrutirsi. Così ho iniziato a caricare dati questa mattina pensando al film che ho visto ieri sera, Il grande freddo.
L'ho guardato volentieri anche questa volta, ma ripete talmente in maniera ossessiva il messaggio "eravamo tanto idealisti, e ora guarda come siamo diventati", che mi ha fatto tornare in mente quella scena molto ironica di Caro diario in cui Nanni Moretti vede al cinema un film su ex Sessantottini rovinati dal rampantismo anni '80.
Non ho quindi pensato alla trama o al messaggio, altrimenti avrei cercato la morte trafiggendomi con qualche matita acuminata, ma alla splendida colonna sonora.
Ho già scritto che quanto a gusti musicali a volte sono un po' retrò, ma mi sembra sia innegabile che queste canzoni siano tra le più belle degli ultimi 60 anni:

1. Marvin Gaye - I heard it through the grapevine
2. Temptations - My girl
3. Rascals - Good lovin'
4. Smokey Robinson - The tracks of my tears
5. Three dog night - Joy to the world
6. Temptations - Ain't too proud to beg
7. Aretha franklin - (You make me feel like a) Natural woman
8. Smokey Robinson and the miracles - I second that emotion
9. Procol Harum - A whiter shade of pale
10. Exciters - Tell him
Ce ne sono anche altre, che però non sono state incluse nella compilation, peccato!

Alla fine, sempre caricando i miei dati nella maschera grigia del programma di contabilità, mi sono ritrovata a cantare I heard it through the grapevine, e nella testa non mi ronzava la versione di Marvin Gaye, ma quella dei Creedence Clearwater Revival, perché mi piace di più, è molto più ruvida e quando sono in mezzo a persone che non mi piacciono anch'io divento un po' ruvida e ho bisogno di aiutarmi con qualcosa che mi faccia calare meglio nel ruolo di quella che poi alla fine te la fa pagare ( ma non ci sono mai riuscita).
Poi ti rivolgono la parola, ti fanno cadere le braccia, ti ricordano dove sei e la musica si spegne.
Peccato, avevo appena iniziato a lavorare tranquilla.

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