La cultura giapponese mi affascina da molto tempo. Nei primi anni di università io e Fabio abbiamo preso qualche lezione e ci siamo messi a leggere libri su libri su questo argomento, siamo andati ad una bellissima mostra su Hokusai (il suo dipinto che preferisco è "La vecchia tigre e la neve", la cui riproduzione è appesa nella nostra camera da letto), abbiamo visitato parecchi musei sull'arte dell'estremo Oriente e ovviamente ci siamo fatti un giro in qualche ristorante. Una delle mie più care amiche è sposata con un ragazzo giapponese, lo svago del venerdì con la mia collega preferita è pranzare al giapponese dietro l'ufficio, un amico che ora non c'è più era stato in Giappone per un anno e mi aveva raccontato tanti aneddoti molto divertenti e curiosi...insomma, quando sento racconti sul Giappone, mi fermo sempre ad ascoltare e mi piacerebbe andarci, prima o poi.
Oggi ho avuto il mio angolo di Giappone a casa, in giardino, e mi sono emozionata.
L' Hanami è la tradizionale usanza di ammirare la fioritura degli alberi e di contemplarne la bellezza. E' una cosa importante, ci sono anche appositi servizi meteo che si occupano di prevedere quando sbocceranno i meravigliosi fiori dei Sakura, i ciliegi, evento che avviene tra la fine di marzo e i primissimi giorni di maggio, a seconda della città.
Anche a New York, al Brooklyn Botanic Garden, dove ci sono parecchi di questi alberi donati dalla città di Tokyo, molti si dedicano alla contemplazione dello sbocciare dei fiori: ci sono feste, incontri, celebrazioni, e non è solo un'attività per poeti, ma anche un pretesto per farsi un bel pic nic fuori quando arriva finalmente la primavera. Sono rimasta stupita nel vedere tanto interesse (c'è addirittura un video in time laps che mostra la fioritura dei ciliegi al BBG), e ho scoperto che anche a Roma, presso il Lago dell'Eur, lungo la Passeggiata del Giappone, si festeggiano i Sakura donati da Tokyo, evento ben poco pubblicizzato, rispetto a quanto viene fatto sul sito del Brooklyn Botanic Garden! E' un vero peccato...
A Milano non ci sono iniziative di questo tipo, non mi risulta che ci siano piante da osservare, a parte il ciliegio nano che ho comprato poco poeticamente alla Coop quattro anni fa, appena trasferiti, e che ho piantato in giardino. Avevamo pulito per bene la selva di erbacce, che in dieci anni di abbandono avevano preso possesso di tutto lo spazio, e dovevo prendere un po'di terra e semi. Quando ho visto questo alberello, ho deciso di prenderlo come buon auspicio per la nuova casa e per la mia famiglia: è bello pensare ad un albero che cresce forte insieme a noi e ci ripaga delle nostre fatiche con la sua ombra, i suoi fiori e i suoi frutti. Già mi vedevo in un quadretto degno dell'Arcadia, a leggere sotto al mio rigoglioso ciliegio, ma nella realtà, fino ad ora, il mio povero alberello si è solo allungato (i due metri li ha superati), rimanendo sempre un po'pelaticcio e soprattutto senza mai fare un fiore.
Mai uno. Un affronto. E anche un problema di autostima, visto che nel cortile, tra i possessori di giardino, c'è una tacita guerra a chi ha le piante più belle, fiorite, fruttificatrici... ci sono persone che si vantano di raccolti di olive da un solo ulivo, che potrebbero equivalere ad una fornitura di olio per 24 mesi...e io? Il mio ulivo è storto e fa delle olivine piccole come capocchie di spilli, il mio rosmarino è composto da quattro rametti bislunghi e giallini, il lampone farà una quindicina di frutti all'anno. Si salva solo la salvia, che vive nonostante sia abbandonata alla mercè degli eventi atmosferici.
Forse vive proprio per quello.
Oggi sono uscita in giardino a raccogliere due foglioline di salvia per il petto di pollo e lì, tra il lusco e il brusco, vedo tra i germogli verdi tre fiori bianchi. Tre fiori. Improvvisamente. E io dov'ero mentre accadeva questa meraviglia?
Davo talmente per scontato che quel "pelandrone del ciliegino" (come lo chiama la Isa) non avrebbe fatto nulla, che mi sono persa il momento dello schiudersi.
Davo talmente per scontato che quel "pelandrone del ciliegino" (come lo chiama la Isa) non avrebbe fatto nulla, che mi sono persa il momento dello schiudersi.
Devo tenerlo a mente come insegnamento generale per il futuro: magari rischio di perdermi qualcosa di altrettanto meraviglioso e poetico.